“Maggioranza Ursula”, quinta colonna di poteri e interessi stranieri

maggioranza ursulaTra i sostenitori della “maggioranza Ursula”, che alcuni identificano come quinta colonna di Pechino, vi sono per certo i referenti italiani di quella nebulosa di potere che oscilla fra Parigi, Berlino, Bruxelles e la City di Londra: vale a dire quell’impasto di potere burocratico, finanziario e mediatico che ama rappresentarsi come “europeista”.

Nel suo pezzo La maggioranza Ursula è un’alleanza anti USA che lavora per la Cina  pubblicato su Libero lo scorso 20 agosto, Luca Volontè fornisce un’interessante chiave di lettura sui profili internazionali della crisi di governo italiana.

In sintesi, nelle relazioni internazionali di oggi l’Italia continua ad essere più oggetto che soggetto. Terreno di scontro politico fra la Cina e gli Stati Uniti di Trump, di cui sarebbero referenti locali le forze politiche italiane.

La crisi di un’Italia ad autonomia limitata?

Per tanti versi si può concordare con questa lettura. Soprattutto sul piano generale. È un dato di fatto che, sia per ragioni storiche sia per ragioni oggettive legate ai rapporti di potenza fra Stati, l’Italia appare come un paese ad autonomia limitata.

Si tratta, nondimeno, di una condizione che l’Italia condivide con molti altri paesi.

Una nebulosa di poteri ostili all’Italia

Per Volontè i partigiani di una “coalizione Ursula” in Italia sarebbero anche il punto di riferimento degli interessi della Cina. Riguardo alla presenza di una lobby filocinese, è un dato di fatto che l’area politica che Volontè identifica come quinta colonna di Pechino è il referente italiano di quella nebulosa di potere che oscilla fra Parigi, Berlino, Bruxelles e la City di Londra: vale a dire quell’impasto di politica, burocrazia, finanza e media che ama rappresentarsi come “europeista”.

Impedire a tutti i costi l’espressione della volontà popolare

Alla luce dell’attuale crisi di Governo, appare chiaro come questa quinta colonna rappresenti un potere non democratico, non legittimato né dal voto, né da alcun mandato popolare. Una nebulosa di potere che si è già avuto modo di definire “demofoba”. E quindi ideologicamente ostile tutto ciò che definisce i popoli: patria, identità, radici, confini, religione, morale tradizionale.

Non a caso, il collante che la tiene unita in Italia è la pervicace ostilità alle elezioni così come ad ogni forma di espressione della volontà popolare.

Un europeismo di facciata

Più della Cina, è proprio questa nebulosa di potere, nella quale sembrano gravitare tanti politici nostrani, ad essere ostile all’Italia. Come dimostra il suo europeismo di facciata, sempre sistematicamente smentito di fronte agli interessi di Francia e Germania.

Unione europea, una crisi di legittimità irreversibile

Del resto, se l’Ue oggi vive una crisi di legittimità irreversibile, al termine della quale il modello di integrazione continentale sarà radicalmente diverso, è proprio a causa dello strutturale squilibrio delle sue istituzioni a favore della Germania e dei suoi satelliti e, in misura minore, della Francia.

Crisi migratoria, assenza di politiche industriali e sociali, dissanguamento della Grecia, Brexit peseranno per decenni a venire. E occuperanno pagine molto cupe nei futuri libri di storia. In questo quadro, duole rilevare il ruolo ancillare della Spagna di Sanchez, che ha purtroppo abbandonato il suo tradizionale orgoglio per piegarsi a Berlino e Parigi in cambio di qualche osso lanciato sotto il tavolo.

Influenza di poteri in Europa e quinte colonne italiane

Se nell’attuale crisi si profilano minacce all’interesse nazionale, queste non provengono tanto da Pechino, quanto da precisi centri di potere in Europa. E dalle solite quinte colonne italiane, di cui Gozi è solo l’ultimo triste esempio. Quinte colonne più interessate alla tattica – in questo caso sottrarsi il più a lungo possibile al giudizio popolare del voto – che alla strategia, perché a lungo termine questa politica di piccolo cabotaggio non pagherà.

Il sistematico tradimento dell’interesse nazionale

Un inciso: l’ostentazione mediatica dell’incarico di Gozi all’Eliseo è un chiaro segnale. Non si tratta semplicemente di una mossa maldestra. Chi propone queste prebende, così come chi le accetta, non è mai uno sprovveduto.

È una chiamata alle armi: chi tradisce sarà ricompensato.

 

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