Farnesina bye bye! Centrodestra, e la politica estera?

Disinteressarsi della politica estera equivale a tradire l'interesse nazionale. Una scelta tanto più grave nella misura in cui si lascia campo libero a forze che identificano l'interesse italiano con l'interesse europeo - ammesso che quest'ultimo esista - o lo subordinano a un vago quanto impotente multilateralismo.

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Nel toto-sottosegretari delle scorse settimane diversi esponenti del centrodestra erano stati associati alla Farnesina. Tajani addirittura come ministro. Poi Guglielmo Picchi e altri esponenti della Lega, in seguito Valentino Valentini. Tuttavia, dalla lista dei sottosegretari del governo Draghi emerge un dato: oggi il centrodestra non ha rappresentanti al ministero degli Esteri.bye byeSe tale circostanza non si può imputare a Fratelli d’Italia, che ha scelto un percorso di opposizione, è innegabile che Lega e FI siano azionisti importanti dell’esecutivo: si presume che se avessero considerato strategico avere loro esponenti alla Farnesina avrebbero senz’altro conseguito il loro obiettivo.

Così il centrodestra abbandona la Farnesina alla sinistra

Si deve dunque concludere che questo risultato risponda alla precisa scelta politica di privilegiare incarichi presso altri dicasteri. Una linea che – secondo diversi osservatori – ha portato le forze di centrodestra a vincere, quantomeno ai punti, la partita dei sottosegretari.

Nondimeno, con questa decisione il centrodestra abbandona il ministero degli Esteri a sinistra e globalisti. Una scelta poco lungimirante, che rischia di riverberarsi sulla politica estera italiana per molti anni a venire.

Disinteressarsi della politica estera è tradire l’interesse nazionale

Disinteressarsi della politica estera equivale sostanzialmente a tradire l’interesse nazionale. Una scelta tanto più grave nella misura in cui si lascia campo libero a forze che identificano l’interesse italiano con l’interesse europeo – ammesso che quest’ultimo esista – o lo subordinano a un vago quanto impotente multilateralismo.

La recente storia insegna. L’Italia è un paese condizionato da diversi vincoli internazionali. Di conseguenza, per chi si candida a governare vincere le elezioni è una condizione necessaria ma non sufficiente. Un’azione di governo efficace necessita di sponde nelle cancellerie dei partner strategici dell’Italia: un obiettivo politico che può essere ottenuto solo per mezzo di una sapiente tessitura diplomatica.

La Farnesina, ministero-chiave per l’internazionalizzazione del sistema Italia

Da un certo punto di vista si può comprendere che il centrodestra, che ha la sua constituency elettorale nei settori produttivi della società, abbia privilegiato ministeri squisitamente economici, quali le Attività Produttive o il Turismo.

Tuttavia, aver trascurato gli Esteri è un errore anche sotto il profilo economico. Ormai, infatti, la Farnesina ha una competenza esclusiva in materia di internazionalizzazione del sistema Italia e controlla Ice, Sace e Simest. Ciò grazie al D.L. 104/2019, che dispone un inedito passaggio di competenze e, quindi, di potere dal Mise al Maeci.

Un sottosegretario di centrodestra poteva collaborare con il Mise per rilanciare le imprese italiane

Le forze di centrodestra, il cui bacino elettorale è preponderante nelle aree dell’Italia con maggiore vocazione all’export, non avrebbero dovuto sottovalutare questa circostanza.

Un sottosegretario di centrodestra alla Farnesina, magari con delega all’internazionalizzazione, avrebbe potuto sviluppare sinergie con il Mise di Giorgetti per rilanciare i comparti produttivi che più guardano all’estero.

La politica estera si fa anche con la politica del personale

Inoltre, la politica estera si fa avvalendosi di persone di fiducia. Non con dichiarazioni estemporanee. Rinunciando a presidiare gli Esteri il centrodestra si priva della possibilità di scegliere chi difende l’Italia negli uffici della rete diplomatico-consolare, nelle direzioni generali della Farnesina e nei ministeri dove è presente un consigliere diplomatico.

Questa realtà è stata compresa dalla sinistra, che negli ultimi tre lustri ha letteralmente costruito i percorsi di carriera dei diplomatici più fedeli con un sapiente dosaggio di promozioni e di incarichi-chiave. Ciò ha portato ad un profondo mutamento della Farnesina che, da ministero storicamente moderato che aveva per stelle polari l’integrazione europea e l’alleanza atlantica, è ormai – nei vertici e nelle posizioni-chiave – orientato a sinistra.

Rinunciare agli Esteri è rinunciare a scegliere chi difende gli interessi italiani nel mondo

Non si meraviglino, poi, i politici del centrodestra quando si ritrovano a doversi affidare a diplomatici che devono la loro carriera alla sinistra. E non si sorprendano quando si ritrovano le ambasciate, le direzioni generali e gli uffici-chiave guidate da personale organico al Pd.

Occuparsi di politica estera significa anche formare e far crescere un corpo diplomatico estraneo alle lobby nemiche dell’interesse nazionale.

 

 

 


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